Chatbot accessibili: perché sono importanti quanto il sito

Non basta un sito accessibile: anche il tuo chatbot deve esserlo

Quando si parla di accessibilità digitale, il pensiero corre subito al sito web.
È normale, considerando WCAG, European Accessibility Act, certificazioni e audit, tutto ruota attorno a interfacce, colori, testi e contrasti.

Ma il sito è solo una parte dell’esperienza e non è detto che sia la più usata.
Negli ultimi anni, molte aziende hanno investito in assistenti virtuali e chatbot per offrire supporto immediato, guidare l’utente tra i contenuti o alleggerire il lavoro dei team interni.
Peccato che, nella maggior parte dei casi, questi strumenti non siano accessibili. Questo compromette l’intera esperienza.

Un sito è accessibile solo se lo sono anche i suoi contenuti

Spesso i PDF non sono leggibili da screen reader, i video non contengono sottotitoli, i chatbot “parlano” solo con chi non ha problemi di vista e utilizza il mouse.
In questo modo si perde in pochi secondi il valore di un sito conforme alle linee guida WCAG.
L’accessibilità non si applica solo alla struttura del sito: riguarda tutto ciò che lo compone e lo rende utile. Questo include anche:
– i documenti che si scaricano;
– i video tutorial o promozionali;
– gli script di interazione;
– i chatbot, soprattutto.

Perché i chatbot sono (quasi sempre) una barriera

Un chatbot non accessibile crea ostacoli invece di eliminarli in quanto:

– non funziona da tastiera;
– non si può usare con screen reader;
– ha messaggi ambigui o testuali non rilevabili;
– viene posizionato in modo invadente e non disattivabile;
– non fornisce alternative se l’utente non può o non vuole interagire.

In uno scenario di questo tipo anche l’utente più motivato si blocca. In alcuni casi si parla di discriminazione digitale.

Il nostro approccio: la strategia prima del codice

In Alecsandria progettiamo chatbot accessibili fin dall’inizio.
Non ci limitiamo ad inserire un bottone in basso a destra; ogni assistente conversazionale è parte di una strategia chiara, costruita attorno a tre principi:

1) Conversational design centrato sull’utente: mappiamo bisogni, barriere, linguaggio e contesti d’uso, per scrivere conversazioni inclusive e funzionali.
2) Accessibilità by design: lavoriamo su interazione da tastiera, lettura con screen reader, struttura semantica e chiarezza del linguaggio.
3) Integrazione nell’ecosistema digitale del brand: l’assistente è coerente con i toni, i percorsi e gli strumenti già presenti, senza generare confusione.

Solo così il chatbot diventa davvero uno strumento di supporto per tutti.
In questo modo l’azienda può rispettare le normative, migliorare l’esperienza utente e offrire un servizio più giusto ed efficace.

In sintesi

L’accessibilità non è una voce marginale. È un modo di progettare e riguarda tutti i contenuti digitali, chatbot compresi.

Se hai già un assistente virtuale o stai valutando di inserirlo nel tuo sito, è il momento giusto per chiederti:

  • È davvero accessibile?
  • Sta aiutando tutti gli utenti o solo alcuni di questi?

Noi possiamo aiutarti a capirlo e, se necessario, a progettarlo da zero, così come si deve.

Contattaci